Da “Mare nostrum” a “Mare plasticum”: oltre 200.000 tonnellate di plastica ogni anno nel Mediterraneo

02. Novembre 2020 Ambiente 0
Da “Mare nostrum” a “Mare plasticum”: oltre 200.000 tonnellate di plastica ogni anno nel  Mediterraneo

Sono ben 229.000 le tonnellate di plastica che ogni anno vengono riversate nel Mar Mediterraneo, l’equivalente di oltre 500 navi containers ogni giorno. E’ quanto mette in luce il nuovo report dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature) sottolineando inoltre che se non verranno messe in atto significative misure per evitare questo riversamento, le quantità di plastica nel Mediterraneo raddoppieranno da qui al 2040. 

Cosa evidenzia la ricerca

Lo studio, dal titolo “Mare Plasticum: il Mediterraneo, è stato sviluppato in partnership con Environmental Action, ed è basato su un’integrazione di dati provenienti da ricerche sul campo, utilizzando la metodologia IUCN marine plastic footprint methodology. I rifiuti plastici arrivano essenzialmente da 33 Paesi che si affacciano sul bacino Mediterraneo.

Le macro-plastiche riversate rappresentano il 94% del totale della plastica dispersa. Una volta in mare, la plastica nel tempo si deteriora in piccoli frammenti che formano poi le micro-plastiche (particelle più piccole di 5 millimetri). Il report stima che oltre un milione di tonnellate di plastica sono attualmente accumulate nel Mar Mediterraneo.

Una minaccia per gli ecosistemi e la biodiversità

“L’inquinamento da plastica causa, nel lungo termine, danni irreversibili agli ecosistemi marini e terrestri. Anche tutta la biodiversità è minacciata: molti animali marini restano intrappolati nella plastica oppure la ingeriscono accidentalmente scambiandola per microrganismi di cui abitualmente si nutrono, e per questo muoiono avvelenati oppure di fame” – dichiara Minna Epps, Direttore di IUCN Global Marine and Polar Programme – “Inoltre” – prosegue la Epps – “la plastica rilascia in mare numerose sostanze chimiche che possono essere pericolose sia per gli ecostistemi che per la salute umana, soprattutto in un mare “semi-chiuso” come il Mediterraneo. E’ chiaro che le attuali misure di contenimento non sono sufficienti per ridurre la dispersione di plastica e per prevenire l’impatto del fenomeno sull’ambiente”.

Le stime riguardo alle microplastiche riversate nel Mediterraneo ogni anno parlano di circa 13.000 tonnellate. Gli pneumatici sono il materiale più disperso nel mare, pari a circa il 53% del totale, seguito dai rifiuti tessili (33%), le microsfere nei cosmetici (12%), e la produzione di pellet (2%)

Photo credits Prisca Tozzi

I Paesi più coinvolti

Secondo quanto indicato nel report, ogni anno l’Egitto riversa circa 74.000 tonnellate, l’Italia 34.000 tonnellate, e la Turchia 24.000 tonnellate. Sono queste le tre nazioni con il più alto impatto di dispersione di plastica nel Mediterraneo, soprattutto a causa di una cattiva gestione dei rifiuti e della più alta densità di popolazione costiera. Il Montenegro l’Albania, la Bosnia Erzegovina e la Macedonia del nord hanno, invece, il più alto livello di dispersione di plastica pro capite.

Lo scenario futuro e le possibili misure per limitare i danni

In base alle attuali previsioni di incremento annuale della presenza di plastica, pari al 4%, l’IUCN illustra differenti scenari e iniziative che possono contribuire alla riduzione della plastica nel Mediterraneo nei prossimi 20 anni. Se nessuna ulteriore misura di contenimento verrà attuata, il totale del riversamento annuale di plastica nel mare raggiungerà, nel 2040, le 500.000 tonnellate.

“Governi, settore privato, istituti di ricerca, industrie e consumatori devono lavorare insieme per ridisegnare processi produttivi e comportamenti maggiormente sostenibili per aumentare il riciclo della plastica ed evitare la sua dispersione nell’ambiente”, sottolinea Antonio Troya, Direttore del Centro per la Cooperazione Mediterranea dell’IUCN .

Ci sono, quindi, enormi margini di miglioramento di tutta la catena produttiva per diminuire, di almeno 50.000 tonnellate, la plastica dispersa ogni anno nel “Mare nostrum”. Ad esempio, migliorando gli standard di controllo delle 100 città più inquinanti. Il report sottolinea inoltre che la messa al bando del consumo di plastica può avere effetto solo se adottata a livello globale da tutti i Paesi del Mediterraneo.