Fermare la produzione di plastica vergine dal 2040: è l’appello di un gruppo di scienziati.

Fermare la produzione di plastica vergine dal 2040: è l’appello di un gruppo di scienziati.

E’ uno dei tipi di rifiuti più inquinanti e dannosi per il nostro Pianeta e per tutti gli ecosistemi. Per questo motivo, il riciclo della plastica è la sfida più importante che l’umanità dovrà affrontare, nei prossimi anni, per risolvere, tra l’altro, una delle concause dell’innalzamento delle temperature del pianeta.

A chiedere la messa al bando della produzione di plastica vergine entro il 2040 è un gruppo di scienziati provenienti da varie nazioni, attraverso la rivista Science. Gli esperti sostengono che sia necessario un trattato internazionale e anche maggiori misure di promozione dell’economia circolare, oltre all’avvio di una campagna mondiale di rimozione dei rifiuti di plastica abbandonati dall’ambiente.

L’appello è stato firmato da 14 scienziati provenienti da Germania, Svizzera, Finlandia, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Ruanda. Nell’appello si sottolinea altresì la “necessità di un accordo globale per regolamentare l’intero ciclo di vita delle plastiche, dall’estrazione delle materie prime necessarie per la loro produzione fino all’inquinamento ad esse legato“.

I danni sull’ambiente

Dal 1950 a oggi, si stima che siano state prodotte circa otto miliardi di tonnellate di plastica. La maggior parte dei rifiuti di plastica è costituita da imballaggi (47%), mentre ogni anno il 3% dei rifiuti di vari polimeri finisce negli oceani, per una media di otto milioni di tonnellate ogni anno. A questo ritmo, si stima che nel 2050 ci saranno ben 12 miliardi di tonnellate di plastica disperse nell’ambiente.

Secondo Nils Simon, uno dei firmatari dell’appello ai leader mondiali, “l’inquinamento da plastica è una minaccia considerevole per l’ambiente, ma non ancora pienamente compresa. Affrontare questa sfida richiede un approccio innovativo, con misure per la riduzione della produzione di plastica vergine e per lo sviluppo dell’economia circolare“.

A preoccupare non è soltanto il problema della dispersione dei rifiuti nell’ambiente: secondo gli scienziati, se non si fermerà la produzione di nuova plastica, entro il 2050 la sua produzione inciderà per il 10-13% del budget globale di carbonio disponibile per restare nei parametri fissati dall’Accordo di Parigi (mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali).

Nel frattempo, dal 3 luglio 2021, l‘Unione europea ha messo al bando gli oggetti di plastica monouso fra i più inquinanti. È entrata infatti in vigore la Direttiva europea SUP (Single Use Plastic), approvata nel 2019. La SUP mette al bando gli oggetti di plastica monouso più inquinanti nelle spiagge: piatti e posate, cannucce, cotton fioc, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo. Potranno ancora essere venduti, ma fino a esaurimento scorte, poi saranno proibiti.