Un’arrampicata in montagna a impatto zero

Un’arrampicata in montagna a impatto zero

Riutilizzare il materiale che compone le corde usate per dare loro una nuova vita e contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2.

E’ questo l’obiettivo del progetto pilota «Close the Loop» tra MAMMUT – azienda di abbigliamento tecnico e attrezzature da montagna – e l’ONG Protect Our Winters Switzerland (POW) che insieme hanno permesso di realizzare 1000 magliette con filo ECONYL®.

Il progetto

Una corda da arrampicata viene usata per circa cinque anni prima di essere dismessa. Da giugno 2020, MAMMUT ha iniziato a raccogliere le corde da arrampicata usate dalla comunità di climber che hanno accolto molto positivamente l’idea: dai 9 punti di raccolta istituiti inizialmente, si è arrivati a un totale di 50 alla fine del progetto.

In tre mesi sono stati recuperati 748 chilogrammi di corde, consegnate ad Aquafil per essere rigenerate in ECONYL®, un nylon rigenerato ottenuto dal riuso di svariati rifiuti come reti da pesca, scarti di tessuto sintetico e plastica industriale.

I designer di MAMMUT hanno quindi realizzato una collezione di magliette composte al 100% di filo ECONYL®.

Come firmataria di UN Fashion Industry Charter for Climate Action, MAMMUT si è impegnata, inoltre, a ridurre le proprie emissioni di CO2 del 30% entro il 2030 e a raggiungere emissioni zero entro il 2050.

Le microplastiche, una piaga per l’ambiente

Il progetto «Close the Loop» è un importante passo verso questo obiettivo e MAMMUT sta pensando di espandere ulteriormente il progetto: se tutto il nylon standard fosse sostituito con ECONYL®, si otterrebbe una riduzione di 6800 tonnellate di CO2 entro il 2030.

Poliestere, acrilico, lycra, spandex e nylon sono tessuti in plastica che, lavati, rilasciano mezzo milione di tonnellate all’anno di minuscole fibre nell’acqua, circa 16 volte in più delle microplastiche.

Diverse ricerche hanno scoperto che un carico medio di 6 kg di biancheria rilascia più di 700.000 microscopiche fibre di plastica che viaggiano lungo lo scarico e finiscono nell’ambiente.

Poiché le lavatrici non hanno filtri in grado di trattenerle, tutte queste piccole fibre di plastica, quasi invisibili a occhio nudo, finiscono per inquinare e danneggiare l’ambiente marino e quindi anche la salute dell’uomo.