Fermare la costruzione di nuove dighe nel mondo: l’appello di 150 Ong

Fermare la costruzione di nuove dighe nel mondo: l’appello di 150 Ong

Il “verde” dell’energia idrica sta trasformandosi rapidamente in nero, per una produzione marginale di energia che provoca invece un grave impatto ambientale. A sostenerlo sono centocinquanta Ong, tra cui il Wwf, Birdlife e il Climate Action Network, che in un appello all’Ue chiedono di fermare il finanziamento di nuovi progetti di produzione di energia idroelettrica in Europa. 

“Il 91% delle centrali esistenti hanno una capacità inferiore ai 10MW, contribuiscono poco alla produzione energetica, ma hanno un impatto drammatico sull’ambiente”, hanno sottolineato le Ong in un comunicato stampa congiunto. “Se non interveniamo – aggiungono – le centrali distruggeranno gli ultimi fiumi a flusso libero in Europa e peggioreranno le condizioni degli ecosistemi di acqua dolce, già inevitabilmente compromessi”.

La proposta delle organizzazioni è, quindi, di riorientare le risorse verso il rinnovo delle centrali esistenti oppure ad altre fonti rinnovabili, come eolico e solare.

Una situazione che apre importanti spazi di discussione per la pianificazione delle altre migliaia di dighe in attesa di costruzione in tutto il mondo. 

Ambiente violato e diritti calpestati

Come evitare effetti catastrofici per l’ambiente e per la società in cui viviamo? Una strada è quella della valutazione dell’impatto ambientale, utilizzando strumenti di valutazione efficienti per trovare soluzioni di compromesso tra l’esigenza di sviluppo energetico delle nazioni e la necessità di proteggere l’ambiente in cui vivono le comunità locali.

L’impatto ambientale delle dighe è amplificato dal fatto che nel mondo ne esistono più di 900 mila, e il numero non accenna a diminuire. 

In uno studio del 2018, il professor Emilio F. Moran, docente presso l’Università Statale del Michigan (Stati Uniti), ha messo in evidenza i danni materiali, ambientali, sociali e culturali che questi invasi sono in grado di produrre, certe volte superando addirittura i guadagni ottenuti nella loro vita utile. 

A peggiorare le cose, secondo il professor Moran, sono le perdite e i danni che finiscono a carico delle molto povere comunità locali che risiedono intorno alla nuova diga o al fiume sbarrato, mentre i profitti finiscono in metropoli molto distanti dall’impianto.

In totale negli ultimi 100 anni, circa 80 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case a causa delle dighe, mentre almeno 437 milioni sono state danneggiate a valle di esse.

Biodiversità e clima

Secondo lo studio del 2018, la diga blocca poi il movimento e le migrazioni stagionali delle popolazioni di pesci, e quindi i laghi artificiali finiscono per diminuire la biodiversità delle aree dove si realizzano, e non l’aumentano come fanno paludi e laghi naturali.

Negli ultimi decenni, i cambiamenti climatici hanno poi condizionato drasticamente la produttività delle centrali idroelettriche, in quanto fonti di energia molto dipendenti dal meteo.

Spesso le valutazioni fatte prima della costruzione di una diga possono rivelarsi drammaticamente sbagliate, nello scenario prodotto dal cambiamento climatico in corso.


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