Nasce il primo Centro di Ricerca italiano sulla Biodiversità, coordinato dal Cnr

Nasce il primo Centro di Ricerca italiano sulla Biodiversità, coordinato dal Cnr

Monitorare, preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani della Penisola e del Mediterraneo, aiutando a valorizzare la biodiversità e a renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile”. Nasce il National Biodiversity Future Center (NBFC), coordinato dal Cnr, prima struttura di ricerca italiana con 2000 scienziati e 49 istituzioni impegnate a studiare e preservare gli ecosistemi e la biodiversità del nostro Paese.

NBFC nasce quindi per studiare e tutelare questa ricchezza – la cui protezione ora è sancita anche dall’articolo 9 della Costituzione italiana, modificato nel febbraio 2022 proprio per includervi il riferimento al concetto di biodiversità, unitamente alla nuova formulazione dell’articolo 41 circa la tutela della salute e dell’ambiente.

Istituito e finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), potrà contare su un finanziamento di 320 milioni di euro per tre anni, dal 2023 al 2025, e il coinvolgimento di 2000 ricercatori, la metà dei quali sono donne.

Il progetto è stato presentato oggi 22 maggio, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, presso la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, alla presenza, tra gli altri, della Presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza, del Presidente di NBFC Luigi Fiorentino; del Comandante del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri Antonio Pietro Marzo e l’Assessore alla Cultura Roma Capitale Miguel Gotor.

La biodiversità italiana, tra le più significative in Europa

Con NBFC, parte dall’Italia un messaggio concreto per promuovere la gestione sostenibile della biodiversità, che svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di tutti gli ecosistemi del Pianeta ed è alla base della vita sulla Terra, con un impatto diretto sul benessere della collettività e del singolo. La varietà biologica, in tutte le sue forme, dai microbi alle piante e agli animali, fino alla specie umana con le sue diversità culturali, è nel Mediterraneo – e in particolare in Italia – un patrimonio ancor più prezioso, visto che nel nostro Paese è concentrata una diversità biologica tra le più significative di tutta l’Europa, con 60.000 specie animali, 10.000 piante vascolari e oltre 130 ecosistemi (dati Ispra).

Il National Biodiversity Future Center coordinato dal Cnr – ha dichiarato la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza – assume una rilevanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità e la conservazione, il ripristino e il corretto utilizzo degli ecosistemi”.

Come funziona NBFC

NBFC è stato concepito seguendo il modello “Hub & Spoke”, un sistema di gestione e sviluppo delle diverse problematiche legate al mare, alla terra e acqua dolce, alle aree urbane e alle ricadute sulla società, ciascuno dei quali comprende diversi partner affiliati (università, enti pubblici di ricerca e società private). Ogni area di interesse prevede due nodi incaricati del monitoraggio dell’ambiente e dello studio di soluzioni, affidate al Cnr e alle più prestigiose Università italiane.

Una grande comunità che metterà a sistema tutte le ricerche italiane sulla biodiversità e le istituzioni già impegnate sul territorio (parchi, riserve, aree marine protette, associazioni ambientaliste, comunità e reti locali), rendendole un obiettivo strategico del Paese e lasciando in eredità, nel 2026, progetti che possano proseguire autonomamente. Attraverso questa rete nazionale il Consorzio avrà la possibilità di intraprendere azioni concrete, efficaci e immediate per arrestare la perdita di biodiversità, contribuendo a perseguire l’obiettivo di proteggere il 30% del territorio italiano entro il 2030, come chiede l’Unione Europea, e promuovendo, nella scienza e nella politica, i processi di conservazione, ripristino e valorizzazione nella biodiversità.

Saranno create reti di collegamento tra la comunità scientifica, le amministrazioni nazionali e locali, il mondo imprenditoriale e i territori. Saranno sviluppate nuove tecnologie per migliorare la ricerca, creando nuove opportunità di lavoro e formando, come prevede il Pnrr, gli scienziati di domani.

Biodiversity Science Gateway

Come eredità principale dell’NBFC, sarà inoltre istituito il Biodiversity Science Gateway: una grande infrastruttura virtuale, che si appoggerà ad alcune sedi fisiche in Italia e alla nave oceanografica “Gaia Blu” del Cnr, con il compito di trasformare la ricerca scientifica in conoscenza diffusa e in realtà aziendali innovative. Tutti i dati scientifici raccolti dal NBFC, e organizzati attorno a 4 piattaforme tematiche, saranno infatti resi disponibili alla comunità scientifica in open access. Tra i compiti di questo portale c’è quello di sensibilizzare sul problema della biodiversità a livello planetario, nell’area mediterranea e sul territorio italiano, ma anche raccontare storie emblematiche e specifiche del territorio​, offrire consulenze, sfruttare le biodiversità in modo sostenibile e utilizzare concretamente tutto ciò che sarà prodotto dagli spoke del NBFC nei prossimi tre anni​, con l’obiettivo di riuscire ad autofinanziarsi e autosostenersi.

In tale quadro, il Segretariato generale della Presidenza della Repubblica e il Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno recentemente sottoscritto un Accordo quadro di collaborazione scientifica per attività di monitoraggio, ricerca, formazione e divulgazione nei settori di interesse comune presso la Tenuta presidenziale di Castelporziano, un sito di particolare interesse conservazionistico.

Qui infatti è stata resa nota, un anno fa, la “Carta per l’educazione alla Biodiversità”, strumento che esorta la società civile, la scuola e le istituzioni a un impegno attivo per la diffusione di una cultura della sostenibilità. 


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